TRAMA: Comincia una nuova avventura per l’insegnante di classi speciali Torey Hayden che dovrà occuparsi della prima classe autogestita per bambini con disturbi emotivi del distretto scolastico. la classe è composta da una serie di casi molto delicati: due sorelline irlandesi Shemona e Geraldine e il loro cuginetto Shamie scioccati, ognuno a suo modo, dagli orrori della guerra, un bambino, Dirkie, segnato dalla vita in orfanotrofio e soggetto a comportamenti gravemente compulsivi, Mariana una ragazzina di 8 anni aggressiva e sessualmente precoce; e Leslie, di sette anni, chiusa nel suo mondo e apparentemente incapace di relazionarsi con l’esterno. Inaspettatamente si aggiunge alla classe, come aiutante, la mamma di Leslie, Ladbrooke, ma si rivela più un’altra alunna: dopo un inizio molto conflittuale, si appoggia a Torey perché l’aiuti a risolvere i suoi gravi problemi relazionali e comportamentali. Prima di poter tornare nel suo paese e alla sua vita, Torey dovrà trovare la strada per arrivare fino a loro e tracciare il percorso che li porterà alla guarigione.
RECENSIONE: Ancora un libro intenso e scioccante per Torey Hayden. Forse sarebbe meno sconvolgente se fosse frutto della sua fantasia e non il resoconto di casi reali: è straziante leggere in quanti modi, una guerra, può scioccare dei bambini e rendersi conto che, per alcuni di loro, il danno forse è impossibile da da sanare e le idee che vengono inculcate loro dagli adulti impossibili da cancellare. Certo, alcuni sono più forti e superano il dolore e lo vedono per quello che è, ma leggere di Geraldine che rimpiange la sua casa e la sua patria nonostante il dolore e la morte ed è così assuefatta alla guerriglia, all’apologia e al sangue da trovarli non solo accettabili ma addirittura giusti, spezza il cuore. Spaventa la capacità di essere manipolatoria di una bambina come Leslie che, pur non parlando e comportandosi di fatto come una neonata, tiene in pugno il suo piccolo mondo; eancor più spaventa l’incapacità di suo padre di capire che, il suo comportamento noncurante e permissivo, quando non dichiaratamente ostile alla terapia in nome della libertà di espressione della bambina, aggrava la patologia della figlia e distrugge la fragile personalità di sua moglie.
Torey dovrà affrontare, oltre alle problematiche di un bimbo segnato da una vita in orfanotrofio e di una ragazzina così sessualmente precoce ed aggressiva da essere estenuante persino da leggere, anche la personalità spezzata di un’adulta che, pur essendo bellissima ed incredibilmente intelligente, è fragile al punto di essere autodistruttiva e di non essere in grado di relazionarsi con gli altri adulti. E sarà lei , probabilmente la più grande vittoria di Torey Hayden. La figura di Ladbrooke è la più difficile da dimenticare eppure è anche la più difficile con cui simpatizzare: la Hayden ci rende perfettamente l’idea di quanto debba essere stato estenuante averla intorno e del disagio che creava nelle altre persone , eppure ci rende perfettamente chiaro anche quanta strada abbia fatto e quanta ancora ne potrà fare.
Definire questi libri dei capolavori non è eccessivo, come non lo è riconoscere, a questa grande donna, il tributo che merita per il lavoro incredibile e speciale che ha fatto. Torey Hayden restituisce la vita a creature spezzate che sembrano non averla, con il suo amore e la sua professionalità traccia loro il sentiero perchè raggiungano quelle che, prima del suo arrivo, sembravano mete impossibili.
Giampaolo Scacchi